Storie di eroi greci e romani by Noemi Ghetti

Storie di eroi greci e romani by Noemi Ghetti

autore:Noemi Ghetti [Ghetti, Noemi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2023-09-22T00:00:00+00:00


Per tutto il V secolo a.C., mentre la Grecia era impegnata nelle guerre persiane e poi nella guerra del Peloponneso, Roma fu duramente occupata a estendere e consolidare la sua presenza nell’Italia centrale e meridionale. Latini, Sabini, Volsci, Equi e poi Sanniti continuavano, come abbiamo visto, a premere e a minacciare da ogni parte.

Una volta cacciati i re, inevitabile fu lo scontro con gli Etruschi. La ricca città etrusca di Veio fu l’ultima a cadere, nel 396 a.C., al termine di uno scontro sanguinoso, durato quasi un secolo. Lo storico Tito Livio racconta che la veneratissima statua del tempio di Giunone fu risparmiata dalle fiamme e trasportata in trionfo a Roma, dove fu collocata sul Campidoglio. Tutti ricordavano infatti il lontano 477 a.C., quando la gens Fabia era stata quasi interamente sterminata dagli Etruschi di Veio nella battaglia sul fiume Cremera.

Poco dopo Roma dovette fare i conti con un pericolo gravissimo. Dal nord scendevano, comandate da Brenno, orde di Galli, che già da tempo avevano respinto gli Etruschi sotto il Po, e ora entravano in collisione con la nascente potenza romana. I Romani subirono una clamorosa disfatta, e nel 391 a.C. Roma fu abbandonata al saccheggio e incendiata.

Ma dopo qualche mese i Galli, accontentandosi di un pesante riscatto, ripresero la via del nord, stabilendosi nella pianura oltre il Po. Roma conobbe un periodo di forte ripresa, in cui riuscì a darsi un’efficace organizzazione militare: nacque allora la struttura della legione, che per secoli avrebbe consentito a Roma di espandersi e di dominare il mondo.

Domati gli Etruschi e le popolazioni dell’Italia centrale, scoppiò il conflitto con i Greci che popolavano, con le loro antiche e prospere colonie, i lidi dell’Italia meridionale e della Sicilia.

Approfittando di una richiesta di aiuto della città di Turi, nel 280 a.C. i Romani dichiararono guerra a Taranto, che controllava tutto il traffico marittimo dello Ionio e dell’Adriatico meridionale. I Tarantini allora fecero appello a Pirro, re dell’Epiro, uno dei successori minori di Alessandro, che sperava di ingrandirsi in Italia e in Sicilia.

Per la prima volta falangi ellenistiche di mercenari, provviste addirittura di elefanti da combattimento, si scontrarono con le legioni romane, ben determinate a difendere il territorio italico. La guerra durò cinque anni, e si concluse con la cacciata di Pirro e con l’espugnazione di Taranto.

Roma diveniva così, all’inizio del III secolo a.C., dopo due secoli di lotte per la supremazia in Italia, una potenza di primo piano tra quelle che si affacciavano nel Mediterraneo.

Forte di una tradizione agricola ormai secolare, essa era ben diversa dalle monarchie ellenistiche del Mediterraneo orientale, che si basavano su un’anonima organizzazione burocratica per dominare i loro sudditi. A Roma un’aristocrazia agraria, orgogliosa degli austeri costumi dei padri, costituiva il nucleo originario di uno Stato nazionale e difendeva accanitamente il potere politico dalle crescenti richieste dei ceti emergenti.

Era anche diversa da Cartagine, la città fenicia che, decaduti gli Etruschi, vantava sul Mediterraneo occidentale il primato commerciale e marittimo.

Il grande conflitto con Cartagine, scoppiato in terra di Sicilia, colse Roma impreparata. Fu



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